Giuseppe Ungaretti

Nei primi decenni del Novecento molti poeti avvertono la necessità di staccarsi dalle regole della metrica tradizionale che considerano un limite alla loro libertà espressiva: nasce così il verso libero, nel quale il numero delle sillabe, la collocazione degli accenti ritmici, la disposizione delle rime e la lunghezza delle strofe non seguono più, come accadeva nella precedente tradizione poetica, uno schema fisso e stabilito, ma variano in rapporto alle esigenze degli autori. Parallelamente assume un'importanza sempre maggiore la singola parola che viene scelta per esprimere significati complessi e profondi.

L'esempio più significativo di questa nuova sensibilità stilistica è dato dall'opera di Giuseppe Ungaretti il quale scrive poesie dai versi brevissimi, frammenti di poche parole che suggeriscono collegamenti apparentemente lontani dalla realtà.

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San Martino del Carso

Di queste case
non è rimasto
che qualche brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non m'è rimasto
neppure tanto

Ma nel mio cuore
nessuna croce manca

E' il mio cuore
il paese più straziato

Soldati

Si sta come 
d'autunno
sugli alberi
le foglie

Veglia

Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita

 

Fratelli

Di che reggimento siete
fratelli?
 
Parola tremante
nella notte
 
Foglia appena nata
 
Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità
 
Fratelli