Giovanni Verga

Giovanni Verga è stato il più importante rappresentante della corrente letteraria del Verismo in Italia. Secondo i veristi l'opera deve essere basata su una narrazione il più possibile impersonale, neutra e oggettiva. Il lettore non deve avvertire la presensa dello scrittore, ma assistere direttamente alle vicende narrate. I racconti e i romanzi veristi escludono la presenza di opinioni e spiegazioni da parte del narratore, limitandosi ad esporre i fatti così come accadono, utilizzando una lingua vera e il più possibile vicina a quella dei protagonisti.

Tra le opere di Giovanni Verga, nato a Catania nel 1840, ricordiamo le raccolte di novelle Vita dei campi e Novelle rusticane, e i romanzi I Malavoglia e Mastro don Gesualdo.

 

Rosso Malpelo

La novella Rosso Malpelo è tratta dalla raccolta Vita dei campi e ha come protagoinsta un ragazzo povero e privo di affetti che viene sfruttato come suo padre in una cava. Il ragazzo, già considerato un birbante per il suo aspetto, si incattivisce ancor di più dopo la morte del padre avvenuta nella cava. Malpelo fa parte di quel mondo dei vinti - contadini, pastori e pescatori siciliani - descritto così bene da Verga in tutte le sue opere.

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Nedda

La novella Nedda racconta di una povera ragazza senza padre, raccoglitrice di olive, che cura la madre ammalata e vive una vita umile e rassegnata. Quando la madre muore, Nedda incontra un povero ragazzo giovane e da questo amore nasce una bambina gracile che morirà presto.

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La roba

La novella "La roba" fa parte della raccolta Novelle Rusticane, pubblicata nel 1883 da Giovanni Verga. La roba è simbolo del benessere economico, di una ricchezza che non si misura in denaro, ma in pascoli, terre, fattorie, magazzini ricolmi, animali. Mazzarò è il proprietario di tutta questa roba che è riuscito ad accumulare con tenacia e sacrificio, lottando per accumulare beni su beni che alla fine della sua vita non potrà portare con sè.

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